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Ad Avignone, “L’abolizione dei privilegi” prosegue il suo eccezionale viaggio

Ad Avignone, “L’abolizione dei privilegi” prosegue il suo eccezionale viaggio
Maxime Pambet in "L'abolizione dei privilegi", regia di Hugues Duchêne, al Théâtre 13 (Biblioteca), a Parigi, il 20 marzo 2024. BLOKAUS808

Una storia paradossale di un successo che fa stare bene, ma non protegge da nulla: l'epopea di L'abolizione dei privilegi (adattamento e regia di Hugues Duchêne da un romanzo di Bertrand Guillot) è l'esempio perfetto di un progetto modesto che è riuscito ad attrarre un vasto pubblico. Il motivo di questo entusiasmo? La sua forma flessibile e il suo contenuto incisivo che, con il pretesto di ripercorrere una sequenza storica, colpisce al cuore le preoccupazioni contemporanee.

Il romanzo fa rivivere la notte del 4 agosto 1789, durante la quale i rappresentanti del Terzo Stato, del clero e della nobiltà posero fine ai privilegi e istituirono la tassazione universale. Un'ora e quindici minuti di dibattiti giubilanti, interrotti dall'esilarante inserimento di temi sociali come il femminismo, il patriarcato e il "wokismo". "Il romanzo descrive uno sconvolgimento politico che sovverte un ordine stabilito da quattrocento anni e dimostra che è possibile creare qualcosa di nuovo. Ora, quale notte del 4 agosto sogniamo oggi?", si chiede il regista, che, a modo suo, raccoglie la fiaccola di illustri predecessori. Ariane Mnouchkine, Sylvain Creuzevault e Joël Pommerat hanno, prima di lui, dato colore alla Rivoluzione francese.

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Le Monde

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